
Cosa sono i FISU Games e perché raccontarli
Dal 13 al 23 gennaio 2025, il Piemonte ha ospitato i FISU Games Winter, meglio conosciuti come le Universiadi invernali: una vera e propria Olimpiade universitaria che ha visto atleti da tutto il mondo competere in discipline che spaziano dallo sci alpino al pattinaggio di velocità, dal curling all’hockey su ghiaccio e molti altri. Un evento di caratura internazionale che ha coinvolto sei località alpine (Torino, Bardonecchia, Pragelato, Pinerolo, Torre Pellice e Sestriere), trasformando le montagne e le città in un palcoscenico sportivo a cielo aperto.
Io ho avuto l’occasione di partecipare come fotoreporter accreditata, dividendo il mio lavoro tra Torino e Bardonecchia. Raccontare i FISU Games è stato un privilegio e allo stesso tempo una sfida. Significa catturare non solo la potenza dell’atleta in gara, ma anche l’emozione della vittoria, la tensione della competizione e i momenti di connessione tra sportivi di culture diverse. Ogni scatto racchiudeva una storia e ogni storia meritava di essere raccontata.


Il dietro le quinte del mio lavoro da fotoreporter ai FISU Games

Il lavoro da fotogiornalista durante i FISU Games è stato intenso, frenetico e incredibilmente formativo. I tempi erano serrati (tanto per cambiare! 😅), gli spostamenti continui e il meteo decisamente invernale.
Io e Davide, con cui ho condiviso questa esperienza, abbiamo pianificato ogni singola giornata tra orari gara, briefing stampa e momenti per editare gli scatti.
A Torino ci siamo immersi nelle atmosfere cariche di energia del curling, dell’hockey, del pattinaggio artistico e di velocità; a Bardonecchia, invece, ci siamo concentrati sullo sci alpino.
Non era semplice scegliere cosa seguire, vista la varietà degli sport. Ma la possibilità di passare in pochi giorni da una pista di ghiaccio a una discesa innevata è stata l’essenza stessa del fascino di questo evento.
Per me, che ho sempre amato gli sport invernali, è stato anche un viaggio personale nel tempo: da piccola partecipavo alle settimane bianche con la mia famiglia, e ho un ricordo nitido di Bardonecchia tra le mie mete preferite, insieme a Cortina.
Torino, l’eleganza sabauda tra storia, arte e gusto
Un viaggio nel cuore aristocratico d’Italia, capace di sorprendere ad ogni angolo.


Torino non è una città da scoprire tutta d’un fiato, ma da assaporare con calma: camminando sotto i suoi portici infiniti, perdendosi nei caffè storici, osservando i dettagli nascosti di ogni facciata. Ogni edificio, ogni via racconta un pezzo di storia.
Adagiata ai piedi delle Alpi, Torino è stata la prima capitale d’Italia, e conserva ancora oggi quell’allure regale che la rende unica. È la patria dei Savoia, del cioccolato, del vermouth, della Fiat e del cinema italiano. Un mix irresistibile di aristocrazia, industria e cultura, che ne fa una meta perfetta per chi cerca autenticità e profondità.
Il suo centro storico è un piacere da esplorare a piedi. Piazza Castello è il cuore pulsante, circondata da edifici iconici come il Palazzo Reale, Palazzo Madama e la Real Chiesa di San Lorenzo. Ma anche luoghi altrettanto suggestivi come la Gran Madre, il Mercato Centrale e le antiche ghiacciaie, il Santuario della Consolata, lo storico Caffè Al Bicerin, il Monte dei Cappuccini e la Basilica di Superga.
Tra le strade principali, Via Roma affascina per la sua eleganza geometrica, mentre Via Garibaldi è più vivace e commerciale. I portici, che si snodano per chilometri, offrono rifugio in ogni stagione e conducono fino a Piazza San Carlo, il “salotto” della città, dove una sosta in uno dei caffè storici è quasi un dovere morale. Per gli amanti della natura ci si può spostare nel verde del Parco del Valentino per rilassarsi, magari in compagnia di qualche scoiattolo curioso.
Torino è anche un paradiso museale. Il celebre Museo Egizio, secondo solo a quello del Cairo, custodisce una collezione che lascia senza parole. Ma meritano assolutamente una visita anche il Museo Nazionale del Cinema, ospitato all’interno della scenografica Mole Antonelliana, simbolo della città, e il MAUTO, museo dell’automobile, che racconta il profondo legame tra Torino e l’industria automobilistica.
Insomma, Torino è una città che riesce ad accontentare tutti, dagli appassionati d’arte agli amanti del buon cibo, dai curiosi di storia a chi cerca ispirazione fotografica.
Curling, hockey e pattinaggio su ghiaccio: adrenalina e creatività nei palazzetti torinesi

È proprio in questa splendida cornice che si sono svolti molti degli eventi dei FISU Games Winter 2025. Torino è stata la città principale delle Universiadi e la nostra base operativa per la maggior parte delle gare.
Il PalaTazzoli ha ospitato due discipline molto diverse tra loro: l’hockey e il curling. L’hockey su ghiaccio è uno sport capace di trasmettere adrenalina allo stato puro, non solo agli spettatori, ma anche a noi fotografi. Il ritmo è incalzante, gli scontri continui e trovare l’attimo perfetto richiede reattività, intuito e nervi saldi. Ogni frazione di secondo può regalare uno scatto potente… oppure sfuggire via.
Nel curling, invece, la tensione è più sottile, ma la sfida fotografica non manca. È stato lo sport che mi ha fatto più sorridere: non tanto per il gioco in sé, che ho trovato affascinante nella sua strategia, ma per le pose a cui ci costringeva.
Per ottenere l’angolazione ideale, finivamo spesso distesi sul ghiaccio, coperto da un sottile tappeto blu. Il freddo si faceva sentire, ma l’effetto finale ne valeva la pena: scatti perfettamente allineati al livello delle stone.
Il Palavela, struttura simbolo di Torino, ha invece accolto le gare di pattinaggio artistico e pattinaggio di velocità.
Il primo è da sempre una delle mie discipline preferite: ogni salto, ogni piroetta, ogni espressione è un’opportunità per catturare l’armonia tra grazia e tecnica. I movimenti sembrano coreografie sospese nel tempo.
Il pattinaggio di velocità, al contrario, è un concentrato di energia in movimento. Gli atleti sfrecciano sul ghiaccio in una danza fluida e potente. Per fotografarli ho scelto di sperimentare anche tecniche di panning, per dare dinamismo allo scatto e restituire il senso della velocità.
Incontri speciali e imprevisti da ricordare
I FISU Games non sono stati solo sport: sono stati incontri, legami, scambi culturali che porterò con me per sempre.
Io e Davide abbiamo stretto amicizia con due colleghi fotografi, uno di Torino e uno di Alessandria, con i quali abbiamo formato un piccolo gruppo affiatato. Insieme decidevamo quali gare seguire, come organizzarci al meglio e, quando possibile, ci concedevamo momenti di pausa tra una foto e l’altra, magari davanti a una pizza fumante o durante una chiacchierata rilassata.
Durante le giornate di gara abbiamo avuto anche il piacere di conoscere una fotografa giapponese, con cui abbiamo scambiato i contatti Instagram. Nonostante le barriere linguistiche, siamo riusciti a entrare in sintonia, facendola sentire la benvenuta nel nostro piccolo gruppo. Le abbiamo fatto assaggiare i cri cri e i gianduiotti, simboli dolci di Torino, e con piccoli gesti le abbiamo trasmesso un po’ della nostra ospitalità italiana.
Il giorno successivo si è presentata con un dono per ciascuno di noi e una dolcissima lettera scritta a mano, in cui ci ringraziava per il supporto ricevuto e per aver abbattuto le barriere linguistiche. È stato un gesto che mi ha profondamente toccata. In quei momenti ti rendi conto di quanto lo scambio umano possa arricchire quanto – se non più – dell’esperienza professionale.
Uno degli episodi più divertenti e imprevisti dell’intera avventura è stato sicuramente quello legato a Bardonecchia. Con il nostro gruppo stavamo valutando l’idea di andare a seguire qualche gara di sci alpino, approfittando del fatto che per noi accreditati i mezzi erano gratuiti.
Tuttavia, né io né Davide avevamo previsto quella trasferta, e di conseguenza non eravamo attrezzati per affrontare la neve. Così, approfittando di una giornata meno carica di eventi, abbiamo fatto una corsa al Decathlon più vicino per rifornirci di tutto l’occorrente: pantaloni da neve, maglie termiche, guanti e calze tecniche.
Il giorno seguente eravamo pronti, entusiasti e perfettamente equipaggiati per affrontare lo Slalom Gigante a Bardonecchia. Un’esperienza nuova, nata quasi per caso, che ha reso l’avventura ai FISU Games ancora più memorabile.
Bardonecchia: neve, adrenalina e paesaggi che incantano
La sveglia suonò molto presto quella mattina. Con gli occhi ancora un po’ assonnati, io e Davide raggiungiamo i colleghi alla stazione di Torino Lingotto, pronti a prendere il treno che ci avrebbe portati a Bardonecchia, tra le montagne innevate che già immaginavamo nella nostra mente. Al nostro arrivo, il paesaggio sembrava uscito da una cartolina: neve fresca, tetti imbiancati e un’aria frizzante che prometteva emozioni autentiche.
Raggiunta la pista Melezet, io e un collega abbiamo deciso di cercare il punto migliore da cui fotografare lo slalom gigante. Abbiamo quindi preso la seggiovia e salire verso l’alto, per capire la disposizione della pista e magari trovare un’inquadratura interessante.
Era da tantissimo tempo che non salivo su una seggiovia. Mentre ci sollevavamo lentamente sopra la montagna, è stato impossibile non lasciarsi travolgere dai ricordi. Come già detto, io e la mia famiglia facevamo ogni anno la settimana bianca e Bardonecchia è stata una delle località scelte. Rivivere quei luoghi con occhi adulti — e una macchina fotografica al collo — è stato emozionante. Bardonecchia è, insieme a Cortina d’Ampezzo, una delle mete alpine che porto sempre nel cuore.


Il panorama era semplicemente incantevole. Le vette innevate si stagliavano maestose, immerse in un silenzio quasi irreale, interrotto solo dal rumore ritmico della seggiovia e dal soffio del vento gelido. Nonostante il cielo non fosse del tutto limpido, il sole riusciva a filtrare qua e là tra le nuvole, baciando le cime con una luce dorata che rendeva tutto ancora più suggestivo. Ho approfittato di quel momento sospeso per scattare qualche foto direttamente dalla seggiovia, già sapendo che quelle immagini avrebbero fatto parte del racconto visivo di un’esperienza unica.
Una volta arrivati in cima, però, ci siamo resi conto che il punto di partenza dello slalom gigante non si trovava lì, bensì più in basso, a circa metà della pista. Abbiamo provato a scendere a piedi, ma il tratto era davvero troppo ripido per affrontarlo in sicurezza, soprattutto con l’attrezzatura fotografica. Così abbiamo deciso di tornare giù in seggiovia, con la scusa di poterci godere ancora una volta quella vista mozzafiato, sospesi tra cielo e neve.
Bardonecchia, però, non è solo sci. È una delle destinazioni più amate delle Alpi italiane, perfetta anche per chi non mette gli sci ai piedi. D’inverno offre passeggiate con le ciaspole, centri benessere per rilassarsi dopo una giornata all’aria aperta, rifugi accoglienti dove riscaldarsi con una cioccolata calda e sentieri innevati che sembrano usciti da un film. È una località capace di unire l’adrenalina dello sport alla serenità di un rifugio alpino autentico, dove ogni angolo racconta qualcosa, ogni scorcio regala emozioni.
Un luogo che non ha bisogno di effetti speciali: qui basta la montagna, vera, viva, bellissima.
Un’esperienza che lascia il segno
Un viaggio emozionante tra sport, connessioni e ricordi indimenticabili
Il mio lavoro ai FISU Games Winter 2025 resterà per sempre impresso nella memoria. E’ una delle esperienze più intense, coinvolgenti e arricchenti della mia carriera fotografica. Avere l’opportunità di seguire così tanti sport diversi all’interno di un unico evento è stato incredibilmente stimolante. Tuttavia, ciò che ha reso tutto ancora più speciale è stata la possibilità di fotografare discipline per me nuove, lontane dalla mia quotidianità, ma capaci di appassionarmi profondamente.
Assistere dal vivo a gare di pattinaggio su ghiaccio e sci alpino era un desiderio che coltivavo da tempo e, grazie ai FISU Games, ho potuto realizzarlo. Questa esperienza è andata ben oltre il lato sportivo. Mi ha arricchita come persona prima ancora che come fotografa: per i legami che sono nati, le sfide affrontate insieme, le storie condivise e la scoperta di luoghi meravigliosi, tra città e montagne.
Tra una gara e l’altra, abbiamo anche iniziato a collezionare le spillette delle nazioni partecipanti: una piccola sfida amichevole tra colleghi a chi ne riusciva a collezionare di più. Io sono riuscita a raccogliere quelle di Canada, Francia, Italia, Slovacchia, Giappone, Inghilterra, Corea e ben due degli Stati Uniti: in totale nove spillette, ognuna simbolo di un incontro, di uno scambio, di un sorriso.


E poi ci sono quei momenti che non si dimenticano, come la foto ricordo insieme a Carolina Kostner e Daniel Grassl: due icone del pattinaggio artistico che ho sempre ammirato, e che poter incontrare dal vivo è stato un regalo inaspettato.
E mentre scattavo le ultime foto, già sapevo che questa esperienza mi avrebbe lasciato molto più di una galleria da pubblicare. Porto con me un bagaglio di emozioni, connessioni e paesaggi che non dimenticherò. Perché ci sono lavori che vanno oltre il professionale: ti cambiano dentro, ti fanno crescere, ti restano addosso.